Dagli ultimi canyon alla città dalle luci sfavillanti (giorno 10)
Dagli ultimi canyon alla città dalle luci sfavillanti (giorno 10)
Ecco cosa è accaduto il giorno 10 del mio tour on the road nel sud-ovest degli USA, dove sono passata dagli ultimi canyon alla città dalle luci sfavillanti, Las Vegas.
Prima di lasciare lo Utah, alloggio in un motel in una sperduta città di 325 anime a 2100 metri di altitudine: Bicknell. Peccato che alle 2 di notte mi sveglio che qualcosa mi sta facendo il solletico.
Erano dei simpaticissimi bedbugs (cimici del letto). 😱 Presa dal panico mi alzo di scatto e corro alla reception per lamentarmi e farmi rimborsare i soldi. È aperta ma al buio, solo una radio in lontananza. Sembra la scena di un film horror.
Suono il campanello, urlo a squarciagola, impreco in italiano, faccio squillare i telefoni... Ma nessuno risponde. Ho dormito in macchina con una temperatura esterna fra gli 8 e i 10 gradi, aspettando la proprietaria del motel e facendomi rimborsare tutto. Solo qualche mese dopo, tornata in Italia, scopro che gli 80 dollari della stanza non mi sono mai stati restituiti.
Alle 6:30 già sono in strada verso il Bryce Canyon, un parco molto particolare a 2500 metri di altitudine. Particolari sono i monoliti che spuntano dalla roccia come tante braccia protese al cielo. Alcuni sembrano persone pietrificate e, infatti, scopro che una leggenda narra di un coyote che ha tramutato in pietra un gruppo di indiani che vivevano nella zona prima dell'arrivo dell'uomo bianco, poiché avevano compiuto azioni malvagie.
Sulla strada per il secondo parco, lo Zion National Park, a circa un'ora e mezza di macchina, sto per addormentarmi. Dormo per una quindicina di minuti nell'aria fresca delle montagne che mi attorniano, e mi ripiglio di brutto.
E poi ancora quasi tre ore di auto per raggiungere la città del peccato, Las Vegas. Il paesaggio del Nevada è chiaramente l'opposto di quello di Utah e Arizona. La strada è proprio come me l'aspetto: sono in mezzo al deserto più completo, fuori ci sono 40 gradi, vedo solo delle montagne brulle che si avvicinano molto lentamente. Intanto, il sole si è spento dietro di loro come un abat-jour con un clic. Quando finalmente sto per valicarle, e si iniziano a intravedere dal nulla le luci delle centrali elettriche, in men che non si dica squarcio la soglia di quei monti, ed eccola là, una distesa di luci, dopo miglia e miglia di vuoto.
Più mi avvicino più riconosco i celebri Casinó della Strip. E allora mi esalto e mi ci butto dentro a fanali accesi!
Las Vegas è il delirio. 36 gradi alle 9 di sera. Gente dappertutto. Luci ovunque che sparano, flashiano, invitano a provare quello, a scegliere quest'altro, ad andare di qua o di là. Pubblicità, sponsor, messaggi promozionali, marketing, eventi! Cammini sulla Strip e c'è sempre musica. Persino dove non ci sono i locali, le casse nascoste nei cespugli sui marciapiedi la sputano fuori come acqua dalla fontana.
Ed eccolo, lo spettacolo d'acqua del Bellagio! E c'è il Caesars Palace! Oh mio Dio ma quella è Parigi! Venezia! New York! C'è anche un castello delle fiabe! E qui ho dormito stanotte. Dentro non è bello come fuori. Ma del resto qui è l'apparenza che conta... E inganna.